Per il lavoro ti si rovina la vita? Oops, si è prescritto il diritto al risarcimento.

Consiglio di Stato, sentenza n. 4020 del 28 agosto 2015.

Un medico psichiatra subì l’aggressione di un paziente affetto da schizofrenia paranoide cronica che, dopo aver chiuso a chiave la porta dello studio, lo trattenne sotto la minaccia di un coltello fino all’arrivo della polizia, allertata dalla segretaria presente in ambulatorio.
Pochi mesi dopo al medico fu diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress con sintomi depressivi, etiologicamente ricondotto all’episodio del precedente mese di giugno.
Sei mesi dopo il medico chiese l’apertura di una pratica all’INAIL per il riconoscimento dell’indennità prevista per la malattia professionale contratta, ma l’INAIL negò il riconoscimento di detta indennità.
Le condizioni psichiatriche dell’interessato si aggravarono al punto tale che egli perse il posto di lavoro per il superamento del periodo di comporto di malattia, fu sottoposto a due trattamenti sanitari obbligatori, e la sua patologia scatenanò una pulsione omicida culminata nell’uccisione del suo collega, addetto alla stessa struttura presso la quale egli aveva prestato servizio, e che aveva avviato la procedura del trattamento sanitario obbligatorio.
Quindi il medico ha proposto nel 2010 ricorso per vedersi riconosciuto il danno biologico permanente e temporaneo, il danno biologico collegato alla perdita o alla riduzione della capacità lavorativa generica, il danno morale e i danni tutti non indennizzati dall’INAIL.
Il Consiglio di Stato ha rilevato il maturarsi della prescrizione.
CS4020_2015

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