Corte di Cassazione Penale, sentenza n. 23075 dep. 23 maggio 2018
Nessun dubbio vi può poi essere sulla idoneità delle minacce a coartare la volontà della persona offesa, stante la gravità del male minacciato (Casamonica ha minacciato di dare fuoco al locale, qualora questi non gli avesse consegnato 500 euro alla settimana), posto che la forza intimidatoria di tale comportamento appare in concreto idonea a ingenerare il timore presupposto del reato di estorsione; inoltre, come costantemente affermato da questa Corte, “nel reato di estorsione la minaccia, oltre che palese, esplicita e determinata, può essere anche larvata o indiretta; essa deve ingenerare in chi la subisce un timore consistente nella paventata previsione di più gravi pregiudizi, sicché, in tema di tentativo, va considerata la potenzialità della minaccia stessa ad incutere paura, indipendentemente dal fatto che la vittima ne risulti effettivamente intimidita”. (Sez. 6 10229 del 29/04/1999 Labalestra Rv.214396)