Con il d.lgs. 97/2016 a giugno di quell’anno si introduceva un’importante novità: alcune banche dati importanti riguardanti la pubblica amministrazione (personale della PA, appalti, bilanci, patrimonio immobiliare, ecc…) dovevano essere rese disponibili online, anche sotto forma di open-data, cioè in formato aperto, liberamente scaricabile e rielaborabile.
Per essere più chiari, il legislatore di allora pubblicò pure un elenco di tali banche dati, con l’indicazione dell’amministrazione che doveva renderle pubbliche.
Che fosse una norma rivoluzionaria lo si capisce da un elemento: ha trovato forti resistenze.
Tra i dati che furono resi subito disponibili vi sono quelli del SICO, cioè il Sistema Conoscitivo del personale della PA, che reca i dati sul personale in servizio, retribuzioni medie, entità dei fondi per il trattamento accessorio, personale part-time, assenze del personale, ecc… Una fonte inesauribile per lo studio delle dinamiche del pubblico impiego.
Un’altra importante banca dati era quella agli appalti. Anzi, le banche dati erano due: una detenuta dall’ANAC (per esemplificare diciamo la banca dati dei CIG, il codice che identifica ogni appalto ) e l’altra detenuta dal Ministero delle Infrastrutture, sempre relativa agli appalti.
L’ultima ad essere resa pubblica è stata proprio la banca dati dell’Autorità che dovrebbe fare rispettare la trasparenza, cioè l’ANAC.
Da subito l’ANAC aveva reso disponibili alcuni dati, mediante interrogazioni che permettevano, a partire dall’amministrazione aggiudicatrice o dal CIG o dall’aggiudicatario, di estrarre alcuni dati.
Ovviamente i dati aperti sono un’altra cosa: permettono, per esempio, di estrarre i dati degli appalti per periodi (l’ultimo anno, i mesi del lockdown, ecc…), oppure per territorio (gli appalti affidati in una regione da Regione, Comuni, ASL, ecc…), fare confronti tra appalti simili.
Finalmente oggi, quindi, abbiamo a disposizione in formato aperto le seguenti banche dati:
– SICO, cioè il personale della PA (https://www.contoannuale.mef.gov.it/download)
– BDNCP, cioè i CIG comunicati per ogni appalto ad ANAC (https://dati.anticorruzione.it/opendata/dataset)
– Servizio Contratti Pubblici (https://www.serviziocontrattipubblici.it/SPInApp/it/open_data.page)
– l’archivio dei contratti collettivi del pubblico impiego
Inoltre non si può non citare il sito https://bdap-opendata.mef.gov.it/ del MEF che rende disponibili online alcuni dataset importantissimi, tra cui, per esempio, i bilanci degli enti pubblici.
Un “illustre assente” in questo elenco è certamente la banca dati PERLAPA, una tra le prime banche dati, nata per raccogliere i dati delle consulenze affidate dagli enti pubblici e gli incarichi autorizzati ai pubblici dipendenti.
Ad oggi è possibile consultare in modo limitato tali dati, per esempio, immettendo il nome del consulente o dell’amministrazione. Non è possibile, sempre in via esemplificativa, fare una ricerca per importi (la consulenza più pagata) o per territorio (qual è la regione che affida più consulenze?). Tali open data sono fermi al 2015 (http://2017.perlapa.gov.it/web/guest/od-anagrafe-prestazioni).
Per fare un esempio di quanto possa essere dirompente mettere online gli open data, rimando a un mio vecchio post: http://iusmanagement.org/2018/03/11/quelle-consulenze-e-incarichi-pagati-a-peso-doro/
Ciò a dimostrazione che la trasparenza, soprattutto quella vera fatta con gli open-data può essere dirompente, e che molti hanno ritardato su questo fronte, a cominciare dall’Autorità che dovrebbe essere garante della trasparenza, cioè l’ANAC.