Il whistleblowing: un fallimento tutto italiano

La Relazione annuale dell’ANAC al Parlamento ci permette di valutare i primi anni di apprlicazione dell’istituto del whistleblowing nel nostro ordinamento.

L’istituto è stato introdotto nel 2012, con la legge 190. Nel 2014 fu introdotta la possibilità di inviare all’ANAC le segnalazioni, e nel 2017 fu attribuita la competenza esclusiva all’ANAC, competenza in materia prima condivisa con il Dipartimento della Funzione Pubblica. Quindi l’istituto compie a novembre ben 9 anni di vita, non pochi. Certo, l’ANAC è entrata in gioco solo nel 2014, anno da cui appunto decorrono anche i dati forniti dall’Autorità.

Vediamo nel dettaglio ciò che è esposto nella relazione dell’Anticorruzione al Parlamento: “il numero delle segnalazioni e di comunicazioni di misure ritorsive pervenute ad ANAC nel corso dell’anno 2020 è stato pari a 622, con una riduzione del 28,75% rispetto all’anno precedente”.

Quindi già abbiamo un dato: una forte contrazione delle segnalazioni (quasi il 30% in meno) rispetto all’anno precedente, segno di una evidente e crescente sfiducia da parte dei dipendenti pubblici in questo strumento.

Ma quali sono i risultati di queste segnalazioni? Riguardo alle segnalazioni di illegittimità (concorsi, appalti, nomine, ecc…) ANAC dice poco, pochissimo. Dice solo che 491 (il 79%) segnalazioni sono state archiviate direttamente per mancanza dei requisiti di ammissibilità espressamente elencati nel Regolamento che disciplina il potere sanzionatorio dell’ANAC in materia di whistleblowing (cioè senza nemmeno iniziare un’istruttoria). Quindi 8 segnalazioni su 10 sono andate direttamente nei cassetti dell’Autorità, senza un minimo approfondimento.

Nella relazione si legge inoltre: ”nel corso dell’anno 2020 sono state inviate alle Autorità giudiziarie, per i seguiti di competenza, 90 segnalazioni di questo tipo, relative anche a fascicoli pervenuti negli anni precedenti

Quindi, apprendiamo che solo 90 (pari al 14,5%) segnalazioni sono state inoltrare alle autorità giudiziarie. Ma vieppiù, le 90 segnalazioni derivano anche da fascicoli pervenuti negli anni precedenti, quindi questo 14,5% è destinato ad essere ridimensionato, e anche notevolmente.

Inoltre ANAC ci fornisce un dettaglio sulle segnalazioni di comportamenti ritorsivi nei confronti dei dipendenti pubblici che hanno denunciato illegittimità: “146 fascicoli hanno complessivamente riguardato comunicazioni di misure ritorsive”.

E qual è stato l’esito di queste segnalazioni? Solo nel 2% dei casi (cioè solo 3 casi) c’è stata una sanzione, quindi è da supporre che il 98% dei casi siano stati archiviati.

C’è un altro dato inquietante: sono stati definiti nel 2020 7 procedimenti sanzionatori relativi all’anno 2018. Cioè, l’Autorità, che si era data un tempo massimo di 180 giorni, ha invece impiegato circa due anni per concludere il procedimento; non certo un esempio di efficienza, soprattutto in un materia così delicata.

In tutto, quindi, ANAC ci dice che dal whistleblowing ha irrogato sanzioni per 15.000 euro (5.000 euro per 3 casi)-

Ma con cosa confrontare questi dati per capirne la portata? Confrontiamoli con i dati degli Stati Uniti, prima nazione a prevedere l’istituto del whistleblowing.

Nell’anno 2020 il Dipartimento di Giustizia ha recuperato dall’attività antifrode ben 2,2 miliardi di dollari, di cui 1,6 miliardi (sì, avete letto bene, miliardi non milioni) grazie alle segnalazioni di whistleblowers. Un’enormità!

Infatti negli USA il medesimo Dipartimento ci informa che le segnalazioni costituiscono il 72,89% dei procedimenti antifrode (come numerosità) e permettono di recuperare il 75,57% delle somme. Insomma, l’attività per la tutela della finanza pubblica del Dipartimento di Giustizia si basa essenzialmente sulle segnalazioni dei whistleblowers, che permettono di recuperare delle somme ingenti. Certo, dirà qualcuno, gli USA non sono paragonabili all’Italia, ma consideriamo che hanno 328 milioni di abitanti, 5,5 volte l’Italia. Anche se dividessimo gli 1,6 miliardi recuperati dagli USA per 5, saremmo ancora lontani anni luce dai risultati conseguiti da ANAC.

Dalla relazione emerge un messaggio chiaro: NON SEGNALATE misure ritorsive; è più probabile che la Svizzera vinca gli Europei 2020, che l’ANAC via dia ragione. I pentiti, criminali che decidono di “cantare”, sono stati spesso ascoltati come veri e propri oracoli, invece i funzionari pubblici sono totalmente inascoltati.

Inoltre, anche per le segnalazioni diverse da misure ritorsive, non sembra che ANAC abbia recuperato soldi pubblici o evitato sprechi, e sicuramente almeno l’85% resta all’interno delle mura dell’Autorità e non viene comunicata alle Procure e alla Corte dei Conti.

E questo clima lo hanno avvertito anche i dipendenti pubblici, per cui le segnalazioni hanno avuto una contrazione di quasi il 30%. Non vi nascondo che pure lo scrivente qualche volta ha caldamente sconsigliato di segnalare ad ANAC illiceità, consigliando invece di rivolgersi direttamente agli organi di polizia giudiziaria.

Eppure il whistleblowing è un istituto su cui gli Organismi internazionali stanno puntando molto. Nella stessa relazione ANAC ci informa che l’Unione Europea sta sostenendo tre progetti, tutti qualificati dalla Presidenza del Consiglio e dalla Commissione europea come di “high priority”, di cui il primo è dedicato a “Supporting the whistleblowing function in ANAC”. Inoltre sempre nell’ambito dell’Unione europea l’ANAC sta profondendo grandi energie nella “Rete delle autorità europee per l’integrità e il whistleblowing” (NEIWA).

In sintesi, un istituto giuridico fortemente supportato a livello internazionale, ma la cui attuazione in Italia fino ad oggi è stata totalmente fallimentare.

One thought on “Il whistleblowing: un fallimento tutto italiano

  1. E’ perfettamente vero. Mia moglie, dipendente di un Comune, ha effettuato ben 6 segnalazioni all’ANAC di illeciti (non presunti illeciti), fiduciosa delle garanzie di tutela previste a favore dei dipendenti pubblici. E’ stato l’errore più grosso della vita. L’ANAC non effettua nessuna verifica, archivia a prescindere anche di fronte all’evidenza dell’illecito, non sanziona chi commette gli illeciti e non tutela nella misura più assoluta chi, denunciando, si espone agli atti di ritorsione. Anzi, non garantisce nemmeno l’anonimato del segnalante al responsabile degli illeciti. Le motivazioni delle archiviazioni sono sconcertanti. Se qualcuno fosse interessato a vedere una risposta la metterò a disposizione. Mia moglie che ha segnalato illeciti è costretta a stare a casa sottoposta a cure psicologiche e psichiatriche, a causa delle minacce ricevute, mentre gli amministratori tra cui il sindaco che hanno commesso gli illeciti si stanno ricandidando alle elezioni di ottobre. Non segnalate illeciti, non vi aiuterà nessuno, nè ANAC, nè ispettorato della Funzine Pubblica, nè consigliera pari opportunità e nemmeno l’Autorità Giudiziaria.

    Gerardo.

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