*Pongo alla vostra riflessione alcuni spunti problematici.
A – Il tema dei rapporti tra politica e amministrazione.
Noi dobbiamo fare una scelta. E soprattutto dire le cose chiaramente. Sicuramente nel nostro Paese si è realizzato nel tempo una sorta di “patto scellerato” tra politica e amministrazione: l’amministrazione influenza la politica, nella fase di elaborazione delle politiche pubbliche non limitandosi a fornire il fisiologico supporto, e poi, soprattutto, ritardando o affossando l’attuazione delle leggi.
Così come la politica ha rinunciato a svolgere il proprio ruolo, di scegliere e di fornire alla dirigenza obiettivi chiari e “sfidanti”, alla cui luce valutare l’operato della dirigenza medesimi, che gli obiettivi ha finito per darseli da sola.
Pensare di risolvere questa patologia con l’assoggettamento dell’amministrazione alla politica, con un generalizzato ricorso a meccanismi di spoils system oppure con una sistematica spartizione dei posti che prescinda dalle competenze e premi le appartenenze è, oltre che incostituzionale, sbagliato, perché confonde la lealtà istituzionale, che il dirigente deve alla Politica, con la fiducia e la fedeltà personale al politico di turno.
La realtà è che la “fiducia”, lungi dallo spezzarlo, rafforza quel “patto scellerato”. La lotta alla corruzione, sul versante dei rapporti tra politica e dirigenza, richiede rispetto dei ruoli, una dirigenza reclutata in modo imparziale e selettivo, sulla base del merito, 8 assoggettata a una seria formazione permanente; una classe politica capace di sostituire, nei posti in cui ciò sia ammesso, un bravo tecnico con un altro tecnico, non un competente con un incompetente.