Un'”occhiata” ai dati delle consulenze della Pubblica Amministrazione
Da tempo sono stati pubblicati i dati delle consulenze e degli incarichi attribuiti dagli enti pubblici italiani fino al 2015, in formato aperto e rielaborabile.
Per il 2016 e il 2017, i dati sono disponibili, ma non sono scaricabili e rielaborabili (come prevederebbe la legge).
La differenza? Nel primo caso (i dati fino al 2015 rielaborabili), si possono fare svariate ricerche, per esempio le consulenze più costose, nel secondo caso (dal 2016 in poi) si può cercare il nome del consulente e/o la pubblica amministrazione, ma non si possono fare ulteriori ricerche.
Comunque i dati fino al 2015 sono proprio imbarazzanti.
Per esempio, si legge di persone che hanno ricevuto oltre 740.000 euro in un anno per 2 incarichi (532.000 per il primo e 238.000 per il secondo). Infatti, cercando su Google il nome e la P.A. conferente, si legge che la Ragioneria Generale dello Stato ha indagato sul caso in questione, anche perchè, tra l’altro, nessuno in Italia può ricevere più di 240.000 euro a carica della finanza pubblica.
Altri casi ve ne sono (sempre nel 2015): un noto avvocato (anche candidato in passato alla Corte Costituzionale) che ha ricevuto oltre 455.000 euro per un arbitrato svolto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ notorio che tali incarichi sono molto remunerativi, e, inoltre, tale avvocato è uno dei più noti d’Italia, ma forse maggiore sobrietà sarebbe d’obbligo.
Un altro recordman, ha ricevuto oltre 734.000 euro per un’attività di “Valutazione con CEUS delle masse pancreatiche- Confronto con i dati istologici ottenuti chirurgicamente”.
Vi è anche chi ha avuto un procedimento disciplinare perchè gli incarichi a nove zeri non erano autorizzati, come una nota professoressa universitaria, a cui hanno contestato di aver superato il tetto dei 240.000 euro per ben tre anni e non averlo comunicato all’Università, a causa di incarichi extra-officio rilevanti (322.000 euro per il 2015 e 217.000 euro per il 2014). Il TAR poi le ha dato ragione, affermando che tali somme provenivano da un’istituzione europea, e quindi non potevano considerarsi ricompresi nel tetto dei 240.000 euro annui.
Anche nel 2014 vi sono dei recordman: tale G.I. ha ricevuto 756.000 euro per attività “libero professionale di medico”.
Un’altra anomalia che si riscontra è che nell’elenco delle consulenze vi sono diverse società di consulenza, tra cui i maggiori network mondiali. Detti “incarichi” non dovrebbero figurare tra quelli conferiti ex art. 7 del d.lgs. 165/2001, soprattutto per le somme rilevanti che spesso superano il milione di euro, ma andrebbero collocati tra gli appalti pubblici, con tutte le regole ad essi applicabili.
Non voglio, pur potendo giuridicamente, pubblicare dettagliatamente i nomi e le P.A. conferenti, ma queste poche righe vogliono solo essere un invito rivolto a tutti i cittadini, a effettuare il download dei dati e verificare di persona quanto e come speso dagli enti pubblici per consulenze.