CASE OF BIG BROTHER WATCH AND OTHERS v. THE UNITED KINGDOM
Alcune associazioni a tutela dei diritti civili e della libertà di stampa hanno convenuto davanti la Corte Europea dei diritti dell’Uomo il Regno Unito per aver violato l’art. 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (Diritto al rispetto della vita privata e familiare: Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza) e l’art. 10 (Libertà di espressione: Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive.).
In particolare si faceva riferimento alla convenzione che il Regno Unito aveva stipulato con gli USA per la condivisione di dati relativi all’attività di intercettazione di massa, diversa dalle intercettazioni “mirate” per motivi di contrasto alla criminalità. Inoltre le suddette organizzazioni lamentavano che erano state così violate le comunicazioni tra i giornalisti e le proprie fonti, nonchè l’anonimato delle stesse.
La Corte, Grande Camera, al termine di un lunghissimo contenzioso ha condannato il Regno Unito a oltre 350.000 euro di danni, stabilendo che c’è stata sia una violazione del diritto fondamentale alla vita privata e alla segretezza delle comunicazioni, sia una violazione della libertà di espressione.
Il voto non è stato unanime, e sono stati contrari, a volte solo parzialmente, 5 giudici, contro i dodici favorevoli alla condanna.