Corte di Cassazione, ordinanza n. 33674 del 18 dicembre 2019
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Tag Archives: Cassazione
L’accordo sindacale per la videosorveglianza è inderogabile, e a nulla vale il consenso scritto reso dai lavoratori
Dietrofront delle Sezioni Unite (dopo due mesi): le prestazioni inappropriate sono di competenza del giudice ordinario
Anche il solo tacere su irregolarità ai danni dell’azienda, può essere causa di licenziamento
Procedimento disciplinare per il personale ATA che non accompagna gli alunni al bus scolastico
Corte di Cassazione, sentenza n. 20844 del 02 agosto 2019
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La mancanza della firma può essere fatta valere solo dal cliente, non dalla banca
Sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo per il recupero di somme per prestazioni inappropriate
Sussiste la giurisdizione della Corte dei Conti in caso di violazione del principio di omnicomprensività della retribuzione.
La falsità ininfluente (falso innocuo) della dichiarazione incide sulla revoca del beneficio? Per il gratuito patrocinio la parola alle Sezioni Unite
A chi i poteri di accertamento e sanzionatori nei confronti dei dipendenti pubblici con doppio lavoro? La parola alle Sezioni Unite
La Corte dei Conti Lombardia insiste: le attività extra non autorizzate, sono sua competenza
In caso di analisi del sangue richiesta dalla polizia, ci vuole il consenso informato del paziente
L’orientamento antiformalistico della Cassazione – Sezioni Unite- sulla procura alle liti
Videosorveglianza: è reato se non vi è l’accordo sindacale, anche se vi è il consenso dei lavoratori.
Corte di Cassazione, sentenza 22148 del 8 maggio 2017
La ricorrente obietta che la giurisprudenza di legittimità ha affermato il principio in forza del quale non integra il reato previsto dall’art. 4 dello Statuto dei lavoratori (legge 20 maggio 1970, n. 300) l’installazione di un sistema di videosorveglianza potenzialmente in grado di controllare a distanza l’attività dei lavoratori, la cui attivazione, anche in mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali, sia stata preventivamente autorizzata per iscritto da tutti i dipendenti (Sez. 3, n. 22611 del 17/04/2012, Banti, Rv. 253060) ed aggiunge che, sulla base dell’eadem ratio, lo stesso principio debba valere anche nell’ipotesi, nella specie sussistente, in cui sia stata acquisita la prova certa che il consenso sia stato prestato da tutti i lavoratori, quantunque oralmente.
Il Collegio non condivide tale impostazione e ritiene che il consenso in qualsiasi forma (scritta od orale) prestato dai lavoratori non valga a scriminare la condotta del datore di lavoro che abbia installato i predetti impianti in violazione delle prescrizioni dettate dalla fattispecie incriminatrice. La sentenza Banti, al fine di sostenere la portata esimente del consenso scritto prestato da tutti i lavoratori, ha ritenuto illogico negare validità ad un consenso chiaro ed espresso proveniente dalla totalità dei lavoratori e non soltanto da una loro rappresentanza, tanto sul fondamentale rilievo che la disposizione di cui all’art. 4 intende tutelare i lavoratori contro forme subdole di controllo della loro attività da parte del datore di lavoro e che tale rischio viene escluso, a meno di non voler dare una interpretazione eccessivamente formale e meccanicistica della disposizione, in presenza di un consenso di organismi di categoria rappresentativi cosicché, a fortiori, tale consenso deve essere considerato validamente prestato quando promani proprio da tutti i dipendenti, posto che l’esistenza di un consenso validamente prestato da parte di chi sia titolare del bene protetto, esclude la integrazione dell’illecito.
Sennonché è proprio quest’ultima affermazione che, ad avviso del Collegio, non appare condivisibile. La norma penale in discorso, al pari di quelle che richiedono l’intervento delle rappresentanze sindacali dei lavoratori per la disciplina degli assetti nei luoghi di lavoro, tutela interessi di carattere collettivo e superindividuale, anche se non è esclusa una possibile interferenza tra la lesione delle posizioni giuridiche facenti capo, sia pure in prima battuta, alle rappresentanze sindacali e quelle facenti capo ai singoli lavoratori.
La condotta datoriale, che pretermette l’interlocuzione con le rappresentanze sindacali unitarie o aziendali procedendo all’installazione degli impianti dai quali possa derivare un controllo a distanza dei lavoratori, produce l’oggettiva lesione degli interessi collettivi di cui le rappresentanze sindacali sono portatrici, in quanto titolari ex lege del relativo diritto.
Ai pagamenti alle farmacie per l’assistenza farmaceutica non si applica il d.lgs. 231/2002 riguardante gli interessi di mora nella transazioni commerciali
Corte di Cassazione, sez. 3, sentenza n. 5042 del 28 febbraio 2017
L’Azienda Unità Sanitaria Locale propose opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso in favore di Credifarma s.p.a. con cui si ingiungeva il pagamento della somma di euro 180.105,06, oltre interessi per il ritardo nella misura prevista dagli artt. 4 e 5 d. Igs. n. 231 del 2002, Continue reading