Questa mattina il Presidente Busia ha illustrato in Parlamento la Relazione annuale sull’attività dell’ANAC.
Tra i dati comunicati ce n’è uno particolarmente preoccupante: per il terzo anno consecutivo sono diminuite le segnalazioni di illeciti della pubblica amministrazione. Peraltro si tratta di un vero e proprio “crollo”, e non di una lieve flessione.
Infatti la diminuizione è stata del 34.40%, la più grave flessione da quando è stato introdotto l’istituto (2014). Nella tabella che segue abbiamo riportato per ogni anno il numero di segnalazioni pervenute ad ANAC e la differenza rispetto all’anno precedente:
Anno | Numero segnalazioni | Variazione % |
2014 | 3 | |
2015 | 125 | 4066,67% |
2016 | 183 | 46,40% |
2017 | 364 | 98,91% |
2018 | 783 | 115,11% |
2019 | 873 | 11,49% |
2020 | 622 | -28,75% |
2021 | 529 | -14,95% |
2022 | 347 | -34,40% |
La prima flessione importante si è avuta nell’anno 2020, ma è stata attribuita alla pandemia e al fatto che lo smartworking avesse favorito una diminuizione della conflittualità all’interno degli uffici. Ma nel 2021 non vi è stato l’auspicato “rimbalzo”, fino alla diminuizione di quest’anno, la peggiore flessione di sempre.
La domanda è quindi: perchè questa crescente “sfiducia” da parte dei dipendenti pubblici?
La risposta è in parte contenuta in un post del 2021 (Il whistleblowing: un fallimento tutto italiano), ma possiamo ribadire i medesimi concetti sulla base dei numeri comunicati dal Presidente Busia quest’anno (che ha preso un campione di 100 segnalazioni, quindi non rappresentativo di tutte le segnalazioni):
- 100 segnalazioni
- 64 archiviazioni dirette
- 30 inoltri a uffici interni (senza specificare meglio l’esito delle istruttorie degli uffici interni)
- 6 trasmissioni all’autorità giudiziaria
- 2 sanzioni
Con queste statistiche, che confermano che nel 98% dei casi non ci sono sanzioni, è ovvio che i pubblici dipendenti non sono invogliati a segnalare, anche perchè effettuare una segnalazione ad ANAC in questo contesto significa rovinarsi la carriera e la salute, e dovere cambiare lavoro.
Eppure le parole utilizzate dal Presidente dell’ANAC sembrano invece attribuire notevole importanza all’istituto del whistleblowing:
Questa evoluzione dell’istituto si pone in linea con quella che si registra nel panorama internazionale, nell’ambito del quale il whistleblowing viene ormai pacificamente considerato un efficace strumento di prevenzione; basti pensare che in tutto il mondo i whistleblowers hanno rivelato illeciti, frodi e contribuito a risparmiare milioni di fondi pubblici, nonché a evitare disastri per la salute e l’ambiente.
E poco prima aveva affermato:
efficace misura di prevenzione della corruzione, valido strumento per l’emersione di condotte illecite, utile, come testimonia l’esperienza di ANAC, a frenare l’ingranaggio della illegalità, oltre che strumento di garanzia e di tutela del segnalante da possibili ritorsioni in ambito lavorativo.
Diciamo che, invece, come testimonia l’esperienza di ANAC, per quanto viene dato conoscere, non sembra assolutamente che l’istituto del whistleblowing in Italia sia servito a frenare l’illegalità, cosa che invece è pacificamente avvenuta negli Stati più progrediti, in particolare gli USA, dove il 75% delle scoperte di frodi alla finanza pubblica deriva da segnalazioni di whistleblowers.
Rilevata la crescente sfiducia in ANAC e nello strumento, si spera quindi in una forte inversione di rotta